🗿 Introduzione ai Menhir Sardi – Le Perdas Fittas
La Sardegna custodisce uno dei più ricchi patrimoni megalitici d’Europa, con oltre 100 menhir sparsi in tutto il territorio insulare. Questi monumenti di pietra, chiamati in sardo “perdas fittas” (pietre conficcate), rappresentano una delle più antiche manifestazioni artistiche e religiose dell’umanità. Eretti tra il 3400 e il 2500 a.C. durante la cultura di Ozieri, i menhir sardi testimoniano una civiltà neolitica evoluta che ha preceduto di millennii la celebre civiltà nuragica.
I menhir possono raggiungere altezze straordinarie, come quello di Villa Sant’Antonio che supera i 5 metri, e presentano caratteristiche uniche che li distinguono da quelli europei. Alcuni sono aniconici (senza decorazioni), altri presentano incisioni simboliche, coppelle o rappresentazioni antropomorfe stilizzate. La loro funzione resta ancora dibattuta tra gli archeologi: potrebbero essere stati marcatori territoriali, elementi di culto solare o lunare, o monumenti funerari legati al culto degli antenati.

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🌟 Caratteristiche Distintive dei Menhir Sardi
I menhir della Sardegna si distinguono per la varietà dei materiali utilizzati, principalmente trachite, granito e basalto, spesso reperiti localmente. La loro disposizione sul territorio non è casuale: molti sono orientati secondo precise direzioni astronomiche, suggerendo una conoscenza approfondita dei cicli celesti da parte delle popolazioni neolitiche. Alcuni siti presentano allineamenti impressionanti, come quelli di Pranu Mutteddu a Goni, dove i megaliti sembrano formare vere e proprie “strade” di pietra che si perdono all’orizzonte.
🏛️ I Menhir più Famosi della Sardegna
🔥Il Menhir di Villaperuccio – Luxia Arrabiosa
Nel territorio di Villaperuccio, in località Terrazzu, si erge il maestoso menhir di Luxia Arrabiosa, un monolite di pietra vulcanica alto quasi sei metri. Questo impressionante megalito rappresenta uno degli esempi più spettacolari del megalitismo sardo nel Sulcis. Il nome “Luxia Arrabiosa” (Lucia Arrabbiata) deriva dalla tradizione popolare che attribuiva poteri magici e malefici alla pietra.
Nella zona di Villaperuccio sono presenti numerosi altri menhir: in località Monte Narcao, Is Pedras Crocadas, Is Pireddas, Is Melonis, Bacc’e Fraus e tra le località di Is Faddas e Is Cotzas. Questi monumenti sono realizzati principalmente in trachite e granito, materiali che conferiscono loro una particolare resistenza agli agenti atmosferici. La concentrazione di menhir nell’area suggerisce che questo territorio fosse di particolare importanza sacra per le popolazioni neolitiche del Sulcis.

Il Menhir Luxia Arrabiosa di Terrazzu
⛰️ Monte d’Accoddi – Il Tempio con il Menhir di Porto Torres
Il complesso di Monte d’Accoddi, situato nel territorio di Sassari verso Porto Torres, rappresenta uno dei siti archeologici più enigmatici della Sardegna. Questo complesso si trova in una porzione di territorio che registra un’importante presenza di monumenti preistorici distanti fra loro poche centinaia di metri. All’interno dell’area sacra è presente un menhir che faceva parte integrante del sistema cultuale del tempio.
La struttura principale di Monte d’Accoddi è unica nel Mediterraneo occidentale, ricordando le ziqqurat mesopotamiche. Il menhir associato al tempio testimonia la complessità delle pratiche religiose neolitiche, dove i megaliti fungevano da mediatori tra il mondo terreno e quello celestiale. La datazione del sito va dal 3200 al 2800 a.C., periodo in cui fiorì la cultura di Ozieri.

🏔️ Il Gigante di Villa Sant’Antonio – Monte Corru Tundu
A Villa Sant’Antonio svetta il menhir di Monte Corru Tundu, uno dei più grandi della Sardegna, alto 5 metri e 75 centimetri. Questo colosso di pietra presenta una forma affusolata con una faccia spianata e una arrotondata, caratteristiche che lo rendono unico nel panorama megalitico sardo. Nel territorio di Villa Sant’Antonio è straordinaria la concentrazione di perdas fittas, megaliti realizzati tra 3300 e 2500 a.C.
Il menhir di Monte Corru Tundu non è isolato: nelle sue vicinanze, presso la necropoli di Is Pardas, si trovano altri megaliti che formavano probabilmente un complesso cultuale integrato. La presenza di tombe a domus de janas nelle immediate vicinanze conferma l’importanza religiosa e funeraria dell’area durante il Neolitico finale. La pietra utilizzata è un granito locale di colore rosato che conferisce al monumento un aspetto particolarmente suggestivo, soprattutto al tramonto.
Il menhir di monte Corru Tundu nel centro Sardegna

🏛️ H3: Su Para e Sa Mongia – I Menhir di Sant’Antioco
L’isola di Sant’Antioco conserva alcuni dei menhir più antichi e meglio conservati della Sardegna. “Su Para e Sa Mongia” (Il Prete e la Suora) sono due megaliti che la tradizione popolare ha antropomorfizzato, attribuendo loro sembianze umane. Questi menhir, realizzati in trachite locale, risalgono al periodo compreso tra il 3400 e il 3000 a.C. e testimoniano l’importanza dell’isola già in epoca neolitica.
La denominazione popolare riflette la tendenza delle comunità tradizionali sarde a umanizzare questi antichi monumenti, creando leggende e storie che ne hanno preservato la memoria attraverso i millennii. I due menhir sono posizionati in modo da essere visibili dal mare, suggerendo una possibile funzione di landmark per la navigazione antica. La loro conservazione è eccezionale, permettendo di apprezzare la maestria tecnica degli antichi scalpellini neolitici.
I Menhir di Sant’Antioco: Su Para e Sa Mongia

🏛️I Complessi Megalitici e i Musei
🏛️Il Museo dei Menhir di Laconi
La valle dei Menhir, nel territorio di Laconi, è un luogo da esplorare per conoscere le opere degli antichi antenati vissuti nel Neolitico. Il museo di Laconi rappresenta il punto di riferimento principale per lo studio e la conservazione dei menhir sardi. Al museo di Laconi si possono ammirare menhir con tipologie diverse, alcuni dei quali presentano decorazioni simboliche e antropomorfe.
Il percorso museale offre una panoramica completa sul fenomeno megalitico sardo, con ricostruzioni virtuali che permettono di comprendere l’aspetto originario dei siti archeologici. La collezione include non solo menhir provenienti dal territorio di Laconi, ma anche esemplari da altre aree della Sardegna, offrendo un quadro comparativo unico. Particolare attenzione è dedicata alle tecniche di lavorazione della pietra e agli strumenti utilizzati dagli antichi artigiani neolitici.

🌄 La Valle dei Menhir di Laconi
La valle dei Menhir di Laconi costituisce uno dei paesaggi archeologici più suggestivi della Sardegna. In questo territorio, caratterizzato da dolci colline granitiche, si concentrano decine di megaliti che creano un’atmosfera unica e mistica. I menhir sono distribuiti lungo antiche vie di comunicazione, suggerendo la loro funzione di marcatori territoriali e punti di riferimento per le popolazioni neolitiche.
Il percorso di visita della valle permette di apprezzare la varietà tipologica dei menhir laconesi: da quelli più semplici e aniconici a quelli decorati con simboli solari, lunari o antropomorfi. Alcuni presentano incisioni che potrebbero rappresentare mappe stellari o calendari astronomici primitivi. La conservazione di questo paesaggio megalitico è eccezionale e offre un’esperienza immersiva nel mondo delle antiche civiltà sarde.
🌾 I Menhir di Sorgono – Biru ‘e Concas
A Sorgono si trova il complesso di Biru ‘e Concas, caratterizzato da notevoli allineamenti di menhir simili a quelli di Pranu Mutteddu a Goni. Questo sito rappresenta uno degli esempi più spettacolari di architettura megalitica della Sardegna centrale. I menhir sono disposti in file parallele che si estendono per centinaia di metri, creando un effetto scenografico di grande impatto.
La funzione di questi allineamenti è ancora oggetto di studio: potrebbero rappresentare calendari astronomici, processioni rituali pietrificate o marcatori territoriali di grande scala. L’orientamento dei megaliti segue direzioni precise che coincidono con i punti cardinali e con fenomeni astronomici significativi come solstizi ed equinozi. Il sito di Biru ‘e Concas è stato recentemente valorizzato con percorsi di visita che permettono di apprezzare la grandiosità del complesso megalitico.
Biru e Concas: La Stonehenge Sarda

🏔️ Pranu Mutteddu a Goni – Il Cimitero dei Giganti
Il complesso archeologico di Pranu Mutteddu a Goni presenta menhir allineati in lunghe file, in un’area molto ricca di monumenti megalitici del Neolitico. Questo straordinario sito archeologico, situato nel Sud Sardegna, rappresenta una delle più importanti necropoli megalitiche d’Europa. I menhir sono associati a tombe a circolo e dolmen, creando un paesaggio funerario di eccezionale valore storico e artistico.
I menhir di Pranu Mutteddu sono disposti in formazioni differenti, probabilmente orientati secondo determinati fenomeni astronomici. Le ricerche archeoastronomiche hanno confermato che molti megaliti sono orientati verso punti di levata e tramonto del sole e della luna in date significative del calendario neolitico. Il sito è caratterizzato anche dalla presenza di petroglifi, incisioni rupestri che rappresentano simboli solari, spirali e figure anthropomorfe.
🔍 Origini e Storia dei Menhir in Sardegna
🌅 Il Neolitico e la Cultura di Ozieri
I menhir sardi furono realizzati tra il 3500 e il 2500 a.C., durante l’epoca della cultura di Ozieri. Questa civiltà neolitica rappresenta uno dei momenti più floridi della preistoria sarda, caratterizzata da una società complessa che ha lasciato testimonianze eccezionali in tutto il territorio dell’isola. La cultura di Ozieri prende il nome dalla località dove furono scoperti i primi reperti, ma le sue influenze si estendevano dall’intero territorio sardo fino alle isole della Corsica.
La realizzazione dei menhir richiese un’organizzazione sociale evoluta, capace di coordinare il lavoro di estrazione, trasporto e erezione di monoliti del peso di diverse tonnellate. Questo implica l’esistenza di specialisti nella lavorazione della pietra e di leader religiosi o politici in grado di mobilitare le risorse comunitarie per progetti di tale portata. La distribuzione geografica dei menhir suggerisce una società territorialmente organizzata, con centri di potere distribuiti nelle principali valli e pianure dell’isola.
🎨 Tecniche di Realizzazione e Simbologia
La realizzazione dei menhir richiedeva tecniche sofisticate di estrazione e lavorazione della pietra. Gli antichi artigiani sardi utilizzavano strumenti di pietra per staccare i blocchi dalle cave, spesso sfruttando le fratture naturali della roccia. Dopo l’estrazione, i monoliti venivano trasportati anche per lunghe distanze utilizzando probabilmente sistemi di leve, rulli di legno e la forza animale.
La lavorazione finale avveniva sul posto di destinazione, dove i menhir venivano modellati nella forma desiderata. Alcuni presentano superfici perfettamente levigate, ottenute attraverso un paziente lavoro di abrasione con pietre più dure. Le decorazioni, quando presenti, venivano incise utilizzando strumenti di ossidiana o selce. I simboli più comuni includono spirali, cerchi concentrici, figure anthropomorfe stilizzate e rappresentazioni di armi, suggerendo significati legati al culto solare, alla fertilità e al potere sociale.
📍 Funzioni e Significati Simbolici
La funzione dei menhir sardi rimane ancora oggetto di dibattito scientifico, ma le evidenze archeologiche suggeriscono molteplici utilizzi. Molti megaliti sono associati a necropoli e potrebbero aver avuto funzione commemorativa, rappresentando antenati divinizzati o marcatori di territorio familiare. Altri sembrano orientati verso fenomeni astronomici specifici, suggerendo un uso come calendari megalitici per la regolazione delle attività agricole e religiose.
La disposizione spaziale dei menhir non è casuale: spesso formano allineamenti che seguono antiche vie di comunicazione o spartiacque naturali. Questo suggerisce una funzione di marcatori territoriali, utilizzati per definire i confini tra diverse comunità o per segnalare luoghi sacri. Alcuni menhir isolati potrebbero aver avuto funzione di pietre miliari lungo percorsi di pellegrinaggio o di scambio commerciale. La presenza di coppelle e incisioni simboliche conferma il carattere sacro di questi monumenti, che fungevano da punto di contatto tra il mondo terreno e quello spirituale.
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❓ FAQ – Domande Frequenti sui Menhir della Sardegna
1. Quando furono costruiti i menhir della Sardegna? I menhir sardi furono costruiti principalmente tra il 3400 e il 2500 a.C., durante il periodo Neolitico finale, in corrispondenza con lo sviluppo della cultura di Ozieri. Alcuni esemplari potrebbero essere leggermente più antichi o più recenti, estendendo la cronologia dal 3500 al 2200 a.C.
2. Qual è il menhir più alto della Sardegna? Il menhir più alto della Sardegna è quello di Monte Corru Tundu a Villa Sant’Antonio, che raggiunge l’altezza di 5 metri e 75 centimetri. Altri menhir di notevoli dimensioni si trovano a Villaperuccio (Luxia Arrabiosa, circa 6 metri) e in varie località del territorio sardo.
3. Che significato avevano i menhir per le popolazioni antiche? I menhir avevano probabilmente funzioni multiple: marcatori territoriali, monumenti funerari commemorativi, calendari astronomici e luoghi di culto. Molti erano orientati secondo direzioni astronomiche precise e associati a necropoli, suggerendo un loro ruolo nel culto degli antenati e nell’osservazione dei cicli celesti.
4. Dove si possono vedere i menhir più belli della Sardegna? I siti più importanti includono: Villa Sant’Antonio (menhir gigante), Villaperuccio (Luxia Arrabiosa), Laconi (valle dei menhir e museo), Goni (Pranu Mutteddu), Sorgono (Biru ‘e Concas), Sant’Antioco (Su Para e Sa Mongia) e l’area di Monte d’Accoddi presso Porto Torres.
5. Come venivano costruiti e trasportati i menhir? I menhir venivano estratti dalle cave locali utilizzando strumenti di pietra, sfruttando le fratture naturali della roccia. Il trasporto avveniva probabilmente utilizzando rulli di legno, leve e la forza di molte persone. Una volta sul sito di destinazione, venivano eretti utilizzando rampe di terra e sistemi di leve, richiedendo un’organizzazione sociale complessa.
❓ FAQ – Frequently Asked Questions about Sardinian Menhirs
1. When were the Sardinian menhirs built? Sardinian menhirs were built mainly between 3400 and 2500 BC, during the late Neolithic period, corresponding with the development of the Ozieri culture. Some examples might be slightly older or more recent, extending the chronology from 3500 to 2200 BC.
2. What is the tallest menhir in Sardinia? The tallest menhir in Sardinia is the one at Monte Corru Tundu in Villa Sant’Antonio, which reaches a height of 5 meters and 75 centimeters. Other menhirs of considerable size are found in Villaperuccio (Luxia Arrabiosa, about 6 meters) and in various locations throughout Sardinian territory.
3. What meaning did menhirs have for ancient populations? Menhirs probably had multiple functions: territorial markers, commemorative funerary monuments, astronomical calendars, and places of worship. Many were oriented according to precise astronomical directions and associated with necropolises, suggesting their role in ancestor worship and observation of celestial cycles.
4. Where can you see the most beautiful menhirs in Sardinia? The most important sites include: Villa Sant’Antonio (giant menhir), Villaperuccio (Luxia Arrabiosa), Laconi (valley of menhirs and museum), Goni (Pranu Mutteddu), Sorgono (Biru ‘e Concas), Sant’Antioco (Su Para e Sa Mongia), and the Monte d’Accoddi area near Porto Torres.
5. How were menhirs built and transported? Menhirs were extracted from local quarries using stone tools, exploiting natural rock fractures. Transportation probably occurred using wooden rollers, levers, and the strength of many people. Once at the destination site, they were erected using earth ramps and lever systems, requiring complex social organization.
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